martedì 30 settembre 2014

SM 3694 -- Corridori ciechi verso la catastrofe -- 2014

La Gazzetta del Mezzogiorno, 30 settembre 2014

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Se non fosse una cosa così seria verrebbe quasi da sorridere a pensare alle migliaia di persone che ogni anno da venti anni si trascinano da un paese all’altro a discutere senza risultati su come fermare i peggioramenti climatici. Da Berlino, a Kyoto nel 1997, a Marrakesh, a New Dehli, a Nairobi, alla fascinosa Bali, a Cancun, alla favolosa Doha, a Lima nel Peru, con un supplemento a New York la settimana scorsa. Sono ministri, capi di governo, funzionari ministeriali, esperti, ambientalisti e soprattutto lobbysti, quei funzionari che le grandi industrie mandano in giro ad accertarsi che non venga presa qualche decisione che danneggi i loro affari. Perché di soldi e di merci e di affari, si tratta.

martedì 1 luglio 2014

SM 3668 -- Un miliardo di insolent chariots -- 2014

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 1 luglio 2014

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Da poco tempo il numero di autoveicoli circolanti nel mondo ha raggiunto il valore di un miliardo, uno ogni sette abitanti della Terra. Tale numero comprende circa 750 milioni di autoveicoli passeggeri e circa 250 milioni di autoveicoli commerciali “leggeri”, definiti come quelli di peso inferiore a 3500 chili. A questi vanno aggiunti circa 400 milioni di camion “pesanti”. A occhio e croce si tratta di una massa di circa 3000 milioni di tonnellate di ferro, alluminio, gomma, plastica, e poi rame, cromo, vetro, vernici, eccetera, che circolano senza sosta nelle strade del mondo, che trasportano, lungo le strade e nelle città, persone, e poi merci, alimenti, benzina, macchinari, carta, legname, metalli, eccetera.

martedì 6 maggio 2014

SM 3654 -- I nuovi volti della lotta di classe -- 2014

Eddyburg 5 maggio 2014, http://www.eddyburg.it/2014/05/i-nuovi-volti-della-lotta-di-classe.html

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Il pensiero marxista ha elaborato la teoria della lotta di classe, intesa come contrapposizione di interessi fra gruppi di persone, relativamente omogenee, appartenenti ad una ”classe”, appunto, per la conquista di diritti che un’altra classe negava. La “classica” lotta di classe si è svolta fra datori di lavoro e lavoratori nella società capitalistica. Il dovere dell’imprenditore capitalistico, anche in quanto appartenente ad una ”classe” di simili soggetti economici, era ed è l’aumento del proprio capitale monetario; per raggiungere questo fine egli deve dipendere da altre persone, da una “classe” di dipendenti ai quali “deve” essere pagato meno possibile la merce che tale classe vende, il lavoro, che deve “pesare” il meno possibile sui bilanci aziendali con richieste di sicurezza nel luogo di lavoro, di sicurezza sociale, eccetera.

sabato 3 maggio 2014

SM 3260 -- Pensieri su Gaia

Villaggio Globale, 13, (52), dicembre 2010; http://www.vglobale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12473%3Afacciamo-di-tutto-per-non-essere-riconoscenti&catid=1078%3Auna-scelta-per-la-sopravvivenza&Itemid=118&lang=it

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Gaia: grande e bellissima, ricca di acque, aria, terre emerse, boschi e fiumi, animali selvaggi e altri costretti in gabbie per sfamare gli altri animali, gli umani. Gaia gelosa custode di innumerevoli ricchezze sotterranee, di calore e di idrocarburi, di carbone e di gas, di minerali e rocce. Fatti i conti, permette di sfamare e soddisfare i bisogni di abitazioni, di cibo, acqua e felicità per tanti umani e invece gli umani si combattono e si uccidono per le merci e i territori, si affannano a sporcare i terreni, i fiumi e il mare e l’aria con i loro rifiuti ed escrementi, a maltrattare, insomma, la povera Gaia.


mercoledì 26 febbraio 2014

SM 3630 -- Il prossimo del futuro -- 2014


La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 febbraio 2014

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it


“Tua per sempre”. E’ il messaggio che ci arriva da ciascuna delle conseguenze negative, durature, di tante violenze ambientali cui sono esposte la nostra, e molte future generazioni. Molti anni fa negli Stati Uniti un gruppo di studiosi pubblicò un libro intitolato: ”Il ruolo dell’uomo nel cambiare la faccia della Terra”, una storia delle modificazioni a lungo termine provocate dalle attività umane sulla natura, e quindi sulla salute e sul benessere umano. Diecimila anni fa gran parte della superficie del pianeta era coperta da foreste; i nostri antenati hanno imparato presto a trarre dal bosco legna per scaldarsi o per ricavare metalli dai minerali, per costruire solidi edifici o navi con cui solcare i mari e estendere i commerci.

sabato 8 febbraio 2014

SM 3076 -- Tecnoscienza e capitalismo -- 2009

In: Autori Vari, “Il cosmo infelice. Dialoghi per una scienza consapevole”, Città di Castello (PG), L’altrapagina, 2009, p. 89-95

 Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

 Dopo la fine della seconda guerra mondiale il mondo è stato considerato diviso in tre grandi blocchi: quello dei paesi capitalisti, pudicamente chiamati a libero mercato, costituiti dagli Stati Uniti e dai loro satelliti; quello dei paesi socialisti, o a economia pianificata, costituiti dall’Unione Sovietica e dai suoi satelliti, con la turbolenta isola cinese che faceva una propria politica. Infine c’era il “terzo mondo”--- secondo la definizione coniata dal geografo Sauvy nel 1951 --- costituito da paesi poveri, sottosviluppati, talvolta gravitanti, per ragioni commerciali o di difesa, nell’orbita di uno dei due (o tre) principali imperi, talvolta “non allineati”, spesso ricchi o potenzialmente ricchi di materie prime e risorse naturali.

martedì 21 gennaio 2014

SM 3624 -- Popolazione-risorse-ambiente -- 2014

La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 21 gennaio 2014

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it 

Si fa cominciare con Robert Malthus (1766-1834) l’attenzione per l’”eccessivo” aumento della popolazione, rispetto al tasso di crescita delle risorse “alimentari”; al tempo di Malthus la popolazione mondiale era di 900 milioni e le considerazioni di Malthus valevano essenzialmente per l’Inghilterra e l’Europa. Nella prima metà dell’Ottocento la popolazione mondiale aumentò perché la rivoluzione industriale portò qualche miglioramento delle condizioni e della durata della vita, e si ripresentò lo spettro della scarsità del cibo. Ci pensò il chimico tedesco Justus Liebig (1803-1873) a suggerire che la produzione alimentare avrebbe potuto aumentare con l’impiego di concimi e di migliori tecniche agricole, e, grazie a questi progressi, alla fine dell’Ottocento la popolazione mondiale era arrivata a 1600 milioni di persone.